Incontro con Enomondo – Gruppo Caviro: Energie rinnovabili ed economia circolare

La serata del 17 Novembre, grazie all’intervento dell’Ing. Celotti Sergio, Amministratore Delegato  di Enomondo, ha dato modo di approfondire il concetto di economia circolare.

Il Gruppo Caviro, che nasce a Faenza nel 1966, conta oggi 36.500 ettari di vigne coltivate da 12.800 viticoltori e, grazie alla propria filiera vitivinicola/agroalimentare si è impegnato nel recupero dei sottoprodotti che ne derivano: un modello di economia circolare, descritto da Celotti, che ha l’obiettivo di preservare il valore delle risorse naturali nel tempo promuovendo il riuso, il riciclo e la rigenerazione dei prodotti, dei componenti e dei materiali, consentendo di minimizzare l’ingresso di nuove materie prime e di energia nel ciclo produttivo e di conseguenza di ridurre le pressioni ambientali dovute all’estrazione delle risorse, alle emissioni di gas ed effetto serra e alla produzione di rifiuti. Nasce cosi la Società Caviro Extra Spa  che, sul mercato, è leader nella produzione di alcol in Italia e co-leader mondiale nell’acido tartarico naturale.

Serata Rotary Caviro

Attraverso la joint venture tra Caviro Extra ed Hera Ambiente, è nata Enomondo, società che produce energia termica ed elettrica dagli scarti di lavorazione dell’uva e dalle potature del territorio, assicurando il 100% del fabbisogno degli stabilimenti del Gruppo. Ogni giorno si lavora per coniugare agricoltura e industria, natura e tecnologia, ecologia ed energia, all’interno di un circolo virtuoso per l’intero territorio.
Un grande successo imprenditoriale dove si è distinta negli anni per il suo modello di economia
circolare. Un modello che l’azienda rivendica come uno dei primi in Europa in grado di raggiungere una quota di recupero pressochè totale (99 per cento) dei propri materiali di scarto. Una mole di 560mila tonnellate all’anno. A rendere tutto ciò possibile è un lavoro di squadra, basato sull’innovazione e su investimenti mirati a valorizzare sempre di più e sempre meglio i sottoprodotti delle filiere agroalimentari, con investimenti negli ultimi dieci anni di 100 milioni di Euro, raggiungendo traguardi molto importanti, anche da un punto di vista ambientale. Su tutti quello dell’autosufficienza energetica, ottenuta grazie al recupero degli scarti dell’uva e attraverso un percorso durato vent’anni.

Enomondo

Un modello che di fatto elimina il concetto di “rifiuto” e mira a valorizzare al massimo tutte le risorse. Il circolo economico messo in moto dal gruppo è molto chiaro e mostra come un’attenzione
alla filiera nel suo insieme consenta di salvaguardare nel tempo, rendendola sia sostenibile che competitiva. Il ciclo integrato impostato negli anni dall’azienda riesce, in pratica, a fare tesoro di tutte le risorse naturali delle sue vigne, autoalimentandosi e diminuendo l’impiego di materie prime.
Un impegno che si concretizza nella valorizzazione dei sotto-prodotti delle filiere agroindustriali italiane attraverso le migliori competenze tecnologiche e di processo. Caviro Extra ogni anno raccoglie circa 370.000 tonnellate di mosti, feccia e vinaccia e reflui che – presso due stabilimenti
a Faenza e Treviso – traduce in semilavorati e materia per aziende agronomiche, industriali, farmaceutiche, alimentari e beverage di tutto il mondo.
Un vantaggio a tutto tondo, che vede i sottoprodotti del vino diventare risorse per l’industria farmaceutica, cosmetica, alimentare e agronomica.
Per esempio, dalla vinaccia (ovvero la buccia che resta dopo la spremitura degli acini d’uva) si estraggono una decina di prodotti nobili destinati all’industria, come l’acido etilico, l’acido tartarico, l’enocianina (un colorante naturale) e i polifenoli (composti fitochimici molto importanti per la salute dell’organismo). Invece dai vinaccioli (i semi dell’uva) derivano preziosi oli essenziali, molto richiesti in campo cosmetico e farmaceutico. Ovviamente l’estrazione di questi
elementi richiede “processi molto costosi”, con interventi per circa 8 milioni annui.
Anche gli scarti di queste lavorazioni riescono ad avere una seconda chance, rivelandosi preziose fonti rinnovabili di energia elettrica. Gli impianti delle controllate Caviro Extra ed Enomondo nel 2018 hanno prodotto 109mila MWh di energia elettrica (per intenderci il fabbisogno annuale di oltre 40 mila famiglie), permettendo un risparmio di emissioni climalteranti di 68 mila tonnellate di CO2. Questa produzione ha portato a un importante traguardo: la copertura dell’intero fabbisogno energetico degli impianti produttivi del gruppo.
Raccolgono anche gli scarti di altri viticoltori, da dieci anni inoltre producono talmente tanta energia, che immettono le eccedenze anche in rete.
E non è ancora finita. Perché ultimamente il gruppo ha avviato un altro sistema di produzione energetica, che utilizza gli scarti di produzione (come fecce, reflui e potature) e altri sottoprodotti dei settori lattiero-caseari e alimentari, per ottenere un doppio vantaggio: quello di produrre biogas e fertilizzanti.

“A giugno 2019 è stato inaugurato il primo impianto agroindustriale di biometano in Italia”, destinato alle stazioni di servizio dei veicoli a metano, con una capacità produttiva in grado di rifornire 18mila vetture in un anno.
Da ultimo un ulteriore progetto che punta a valorizzare gli scarti alimentari per creare un fertilizzante alimentare (ammendante) prevedendo la produzione per l’anno 2022 di oltre 130 mila tonnellate di prodotto. Una chiusura del cerchio perfetta, in cui ogni risorsa ha potuto esprimere al meglio il proprio valore e completare il suo ciclo. Chiudendo la sua relazione l’Ing. Celotti ha citato una frase che riassume il cammino che la Coop Caviro ha intrapreso per il percorso sostenibile “non si spreca neanche un graspo, nulla si distrugge e tutto si trasforma”.

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